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Il team guarisce la solitudine del leader

saper andare oltre la cura Schopenhauer

Questa è la storia di un giovane chicchessia, dateci voi il genere e il nome che più vi aggrada.

Inizia nel giorno in cui per la prima volta, ancora piccino, prova sulla propria pelle la sensazione di essere incompreso dai “grandi” che lo circondano. E’ una sensazione che va in profondità, diversa dal dolore provato in passato, perché sedimenta nell’animo e sembra voler radicarsi in un angolo per sempre.

Di lì a poco il giovane-bambino comincia a rivolgersi ai suoi simili, i BIPEDI coetanei. All’inizio le cose filano abbastanza lisce, ma ad un certo punto cominciano a divergere e le relazioni non vanno esattamente nel verso che si aspettava. Tutto ciò mentre i “grandi” aumentano in numero e forza persuasiva (insegnanti, preti, zii, amici di amici, …, politici, millantatori, incantatori di serpenti, …).

A questo punto il giovane-non più bambino ha due opzioni: o reagisce ribellandosi o si trova un mondo alternativo (per intendersi, può anche percorrere entrambe le strade: prima prova una e poi l’altra. Se si ferma alla prima, sbatte la testa contro spigoli affilati … e la cosa non lo entusiasma).

Questo mondo virtuale è fatto di canzoni, musica, poesie, libri, … magari anche qualche passione, per esempio uno sport o la danza. Dentro a questo mondo vi sono i GRANDI che non lo giudicheranno mai: musicisti, artisti, scrittori, poeti, filosofi, viaggiatori, guru, pionieri, comici, attori … e meglio ancora se non li conoscerà mai perché c’è il rischio che l’incontro si traduca in acuta delusione.

A quel punto virtualizzare anche il mondo reale è un attimo: ed ecco i social, i blog, i messaggini, …

Intanto il giovane cresce e dimostra di avere alcune doti, inizia a distinguersi. Tanto più mette in atto i suoi talenti e tanto più inizia un viaggio nella solitudine che assume il suo apice quando accetta le responsabilità del lavoro, diventando magari un leader, o addirittura qualcuno di famoso.

Allora, il giovane-adulto prova a mescolarsi agli altri, ma la sensazione di fondo non svanisce per nulla, anzi gli risuona in testa il passo di quella canzone … “se vuoi sentirti solo, stai tra tanta gente”.

E non è che volare basso cambi qualcosa, perché c’è l’altro verso che ripete “chi si accontenta, gode … così, così”. Quindi prova a volare ancora più alto e si convince che la solitudine sia una condizione esistenziale, ineluttabile.

Ma la vita, che alle volte sembra proprio governata da un burlone in costume, gli fa incontrare una passione o un amore vero (non passeggero), quando meno se lo aspetta.

Ed ecco che crolla il palco su cui aveva costruito il suo mondo parallelo. Ogni fondamenta si sgretola di fronte all’impeto delle onde emotive.

E ora che fare?

< P A N I C O >

***

Ebbene, questa è la storia che viene narrata nell’opera che consiglio a chiunque, non solo ai leader: la cura Schopenhauer di Irvin Yalom, opera maestra di un trittico stupefacente (insieme a quelle su Nietzsche e Spinoza).

Schopenhauer incarna ogni modello di riferimento, i padri di cellulosa a cui ci rivolgiamo tutti, prima o poi, nella vita. La cura marca il primo tempo della nostra esistenza, quello in cui cerchiamo di liberarci da chi non ci capisce, avendo creato dipendenze invece di relazioni.

La solitudine è quindi necessaria, come una pausa tra i due atti di un’opera immensa.

Subito dopo l’intervallo, inizia il secondo tempo … e questa volta decidi tu con chi danzare.

D'altronde Leader si diventa davvero … solo quando si hanno dei follower, in carne ed ossa.

Buon viaggio a tutti, a chi è ancora nel primo tempo, a chi è già nel secondo e a chi sta nel mezzo.

Buon viaggio alla riscoperta del vostro team: sia la squadra dei colleghi, la vostra famiglia, il gruppo di amici con cui condividete una passione o un progetto.

Buon viaggio … sia ciò che sia, basta che lo abbiate scelto voi.

 

GM